
La chiesa è situata all’ingresso principale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII su un’area di proprietà regionale, ceduta in diritto di superficie per 99 anni alla Diocesi di Bergamo e da questa alla parrocchia del Villaggio degli Sposi, quartiere nel quale sorge l’Ospedale.
La chiesa dedicata a San Giovanni XXIII è stata promossa e realizzata dal Comitato per l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, ufficializzato nel 2007 e composto da: Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, Diocesi e Ospedale di Bergamo. Alla realizzazione del progetto ha aderito anche la Conferenza Episcopale Italiana, destinando alla realizzazione della chiesa un importante contributo derivante dal fondo “otto per mille”.
Il progetto della chiesa, luogo di fede ma anche di arte e cultura, porta la firma degli architetti Aymeric Zublena e Pippo e Ferdinando Traversi, gli stessi che hanno ideato l’Ospedale Papa Giovanni XXIII.
Al suo interno sono custodite le opere di Andrea Mastrovito (absidi), Stefano Arienti (decorazioni murarie e portale), Fernando Frères (Via Crucis). L’edificio ha una pianta rettangolare e consta di pareti traforate da aperture verso l’esterno. In questo modo nelle ore del giorno la luce naturale penetra all’interno, mentre nelle ore di buio l’illuminazione interna trasforma la chiesa in una «lanterna» visibile all’esterno. Grazie alle aperture circolari, unitamente al velario e ai numerosi elementi in calcestruzzo bianco, la chiesa diventa così una sorta di scrigno di luce, paradisiaco, luogo perfetto per una sosta spirituale.
Collina meridionale di Stefano Arienti
Il portale d’ingresso realizzato da Stefano Arienti raffigura un vero paesaggio del Medio Oriente, con i suoi aridi strati geologici, ripreso dagli spalti della fortezza di Montreal a Shobak, in Giordania.
I battenti del portale, aprendosi, spezzano l’immagine, lasciando integra solo la parte superiore che disegna un passaggio in cima alla collina.
La luce è una componente fondamentale, che schiarisce tutta la parte superiore del portale, dove domina una grande croce realizzata in mosaico di vetro.
Giardino mediterraneo di Stefano Arienti
Entrando nella chiesa dell’Ospedale si è accolti e circondati dal disegno di un giardino, inciso su tre delle quattro pareti.
Il giardino non ricopre le superfici come una tappezzeria, non le invade, si limita ad occupare la fascia più bassa, tenendo la parte più alta libera per la luce, vera protagonista di questo spazio architettonico, che corre lungo le tre pareti dove fiorisce il giardino inciso nel cemento.
Il punto di partenza per l’intervento artistico di Stefano Arienti è stata l’immagine di un vero giardino, fotografata durante un viaggio dell'artista all’Isola d’Elba.
L’immagine è stata elaborata digitalmente ingrandendone fino al limite della riconoscibilità i dettagli. L’immagine digitale di partenza è stata così convertita in una sequenza di linee verticali bianche e nere, incise sulla superficie bianca dei pannelli di rivestimento in calcestruzzo.
Da vicino i singoli elementi diventano una trama astratta incisa nella superficie liscia del cemento bianco, scoprendone gli inerti sottostanti.
Le tre Absidi di Andrea Mastrovito
Il progetto, realizzato da Andrea Mastrovito, consiste in tre absidi, una centrale più grande e due laterali più piccole, intese come tre grandi archi con un immaginario paesaggio retrostante. I soggetti principali dell’opera sono la Crocifissione, rappresentata nell’abside centrale, e il Monte Golgota, le cui pendici si prolungano fino ad invadere le due piccole absidi laterali. Sono inoltre raffigurate la Madonna addolorata, consolata da Maria Di Cleofa, Maria Maddalena, Giovanni XXIII e un pavone, simbolo paleocristiano della risurrezione. L’opera è realizzata attraverso la sovrapposizione di grandi lastre di vetro sagomate e separate tra loro, così che l’aria e la luce possano circolare liberamente tra i vetri, dando vitalità e alleggerendo la ricca iconografia. Il vetro è stato scelto sia per la sua capacità di riflettere la luce, simbolo divino, sia per l’idea di fragilità e pericolosità insita in esso. Una volta rotto, infatti, diventa tagliente e acuminato, come le spine della corona di Gesù, simboleggiando così le difficoltà e le ferite di Cristo sulla croce. Un messaggio particolarmente significativo per una chiesa che è parte integrante di una struttura ospedaliera.
La Passione di Ferrario Frères

La rappresentazione della passione di Cristo è ambientata a Bergamo, così da sottolineare il forte legame tra la città e Papa Giovanni XXIII. Tramite la ripresa di elementi facilmente riconducibili a Bergamo Alta, Ferrario Frères ricrea lo spazio scenico di una città raccolta, che ricorda il borgo di un dipinto fiammingo ridotta all’essenziale e caratterizzata da numerose suggestioni medievali. Un ambiente che richiama il rito della Via Crucis proposto da San Francesco. La rappresentazione di spazi urbani e paesaggi che i fedeli sentono come propri contribuisce ad alimentare la devozione per la Passione di Cristo

Stauros di Ferrario Frères
La croce di Ferrario Frères, larga circa 3 metri e alta 5 metri, è sospesa sopra la via d’accesso alla chiesa, dando l’impressione di levitare nello spazio. E’ costruita su un’intelaiatura in legno ed è rivestita con una finitura superficiale attentamente studiata per graduare il tono di colore e ottenere così una texture che riflette la luce con una luminescenza particolare.