Porta la firma anche di Alessandro Rambaldi, direttore dell' Ematologia e del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, e di Mariarosa Rottoli, responsabile dell' Unità Malattie autoimmuni dell' Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno studio internazionale indipendente, promosso dalla Società Europea Trapianti di Midollo, appena pubblicato sul numero di febbraio dell' American Academy of Neurology, dedicato al trattamento dei casi gravi di sclerosi multipla.
Lo studio ha dimostrato che un'intensa immunosoppressione, ottenuta attraverso alte dosi di chemioterapia, seguita da trapianto autologo di cellule staminali, è più efficace rispetto alla terapia farmacologica standard a base di mitoxantrone.
Lo studio, durato 15 anni, ha coinvolto 21 soggetti con età media di 36 anni, tutti affetti da sclerosi multipla in fase avanzata la cui disabilità era peggiorata nel corso dell' anno precedente nonostante il trattamento con farmaci di prima linea. A nove partecipanti è stata somministrata chemioterapia ad alte dose, seguendo il medesimo protocollo utilizzando nella cura di linfomi, mielomi e leucemie, con successiva infusione di cellule staminali precedentemente raccolte dagli stessi pazienti, mentre gli altri hanno ricevuto il trattamento standard. Coloro che hanno ricevuto il trapianto di cellule staminali e la chemioterapia hanno presentato l'80% in meno di nuove lesioni cerebrali, rispetto a quelli che hanno ricevuto la cura tradizionale, con una media di 2,5 nuove lesioni cerebrali per coloro che sono stati trattati con le cellule staminali rispetto alle otto nuove lesioni cerebrali per i pazienti che hanno ricevuto il trattamento standard.
"Questo studio dimostra che l'immunosoppressione ottenuta con la chemioterapia e l'auto-trapianto di cellule staminali è in grado di riprogrammare il sistema immunitario, con conseguenze importanti sul decorso della malattia - ha spiegato Mariarosa Rottoli-. Possiamo quindi arrivare ad una guarigione definitiva distruggendo il midollo, per poi sostituirlo con un trapianto di cellule staminali del paziente stesso".
"Il trapianto è stato globalmente ben tollerato dai pazienti, con effetti collaterali prevedibili e risolti senza alcuna conseguenza permanente - ha spiegato Alessandro Rambaldi, che è anche presidente del Gruppo Italiano Trapianti di Midollo-. Abbiamo applicato ai pazienti con sclerosi multipla, che è una malattia autoimmune, lo stesso percorso di cura che normalmente utilizziamo per curare i malati di leucemie, mielomi e linfomi, in cui la chemioterapia, oltre che curare la malattia, modula fino quasi ad azzerare anche il sistema immunitario, che poi facciamo ripartire con un trapianto di midollo. La stessa cosa abbiamo fatto con i pazienti con sclerosi multipla: qui la chemioterapia non serve per curare il cancro, ma solo a modulare il sistema immunitario, che poi riprogrammiamo con un trapianto. Lo studio pubblicato conferma che questa strategia è efficace nel ridurre l' aggressione del sistema immunitario nei confronti delle cellule nervose, che è il meccanismo alla base della sclerosi multipla".